Abbiamo finalmente le prove e vogliamo mettervene a parte: in uno dei milioni di possibli universi paralleli, l’Unione Sovietica ha battuto in velocità gli Stati Uniti d’America nella corsa allo spazio, colonizzando la Luna.
Se non ci credete, date un’occhiata a “Luna”, il documentario del 1965 girato dall’artista Pavel Klushantsev.
Tra i Cinquanta e i Sessanta, Pavel inserisce utopie, viaggi spaziali e futurismo in alcuni pseudo documentari ai quali lavora, miscelando sapientemente, anche a livello tecnico, realtà, finzione e gusto pop.
Il titolo che gli farà guadagnare maggiore popolarità, sarà anche quello che lo farà cadere in disgrazia: nel 1962 si dedica a Planeta Bur, che in america verrà rieditato da Roger Corman e Peter Bogdanovich in due momenti differenti e con differenti titoli (Voyage to the Prehistoric Planet, Voyage to the Planet of Prehistoric Women).
Non trovando più i favori della Madre Russia, dopo questo lungo si ridedica ai cortometraggi e alla docufiction.
Luna è stato un sequel ed un aggiornamento di quello che forse è stato il lavoro più importante di Klushantsev, Road to the Stars (1957’s Дорога к звёздам). Realizzato al tempo del lancio dello Sputnik, è un analisi piuttosto esaustiva della tecnologia a quel tempo a disposizione, unita ad una capacità visionaria che gli permise di immaginare (e precorrere) i tempi a venire. E’ il primo esempio ed utilizzo di “assenza di peso” nel cinema.