I mondi di nessuno* di Roberto Furlani
Il tuono aveva spezzato le reni alla Jachin Star.
Il veicolo in avaria era precipitato rovinosamente sul suolo di Domeras, da dove non sarebbe ripartito mai.
Il terrestre aveva impiegato qualche minuto per rendersi conto di essere appena sopravvissuto per miracolo alla collisione, poi si era girato verso il compagno, riverso con la testa contro il pannello dei comandi della Jachin Star.
– Fratello – aveva esclamato. Niente da fare, l’impatto gli era stato fatale. – Fratello…
Il superstite aveva afferrato il fucile a pressione acustica ed era sgusciato faticosamente fuori dal relitto: era ferito, aveva un taglio sull’arcata sopracciliare e probabilmente una tibia lussata.
Ma non aveva potuto permettersi di riposare: presto i Germi che avevano abbattuto il suo velivolo sarebbero arrivati lì per portare a termine ciò che avevano cominciato.
I Germi, già: gli abitanti autoctoni di Domeras. Abitanti, non popolazione.
Nel Trattato Internazionale della Colonizzazione Extrasolare era stato sancito che i Terrestri non avrebbero mai invaso pianeti popolati da specie intelligenti, al fine di risparmiare inauditi soprusi ad altre razze senzienti e, soprattutto, di evitare guerre dalle proporzioni colossali.
Ma i Germi non erano un popolo: la loro stirpe si snocciolava in nuclei di civiltà barbara di stampo tribale, con un tessuto sociale molto limitato. Quello, dunque, era un mondo nullius, un mondo di nessuno, e come tale poteva essere colonizzato.
Era il pianeta promesso, quello che l’Universo aveva consegnato agli orfani di una Terra divenuta inospitale.
L’uomo stava zoppicando da due giorni terrestri in una selva boschiva simile a una foresta pluviale: doveva raggiungere un avamposto dei coloni prima che qualche soldato nemico lo individuasse. Stelle aliene a indicargli la via.
Sentì uno strano brusio che per qualche ragione lo attirò. Si avvicinò, facendosi largo tra la vegetazione, e quello che vide lo lasciò senza fiato: giù, a valle di un pendio, c’era una gola scavata tra le rocce, ed era piena di Germi.
Non dieci o venti, erano centinaia. Si nutrivano, mercanteggiavano, giocavano, copulavano.
Quella non era una nidata: era una città.
Il terrestre si affrettò ad abbandonare quella vista, tornò sui suoi passi e riprese il proprio cammino.
Ora sapeva dove avrebbero dovuto colpire.
*Racconto selezionato da Writers Magazine Italia per la pubblicazione nell’antologia “Il magazzino dei mondi 2“.
Roberto Furlani è nato nel 1982 a Trieste, dove lavora come ingegnere elettronico. Con i suoi racconti è stato finalista o segnalato ai principali concorsi del settore, tra i quali il Premio Italia, il Premio Alien e il Premio Courmayeur. Ha pubblicato su numerose riviste nazionali, tra cui Delos Science Fiction, Futuro Europa e NeXT. Le sue storie sono inoltre apparse su antologie pubblicate da varie case editrici, come Delos Books e Kipple. Nel 1999 ha fondato la storica rivista telematica Continuum, che ha curato fino al 2012 e su cui sono state pubblicate le maggiori firme della fantascienza italiana.